lunedì 3 giugno 2013

Olivetti: un'avanguardia italiana

Come visto a proposito dei brevetti, l'odierno computer, in special modo quello portatile per la forma, ma in realtà qualsiasi altro in generale, discende dalla macchina da scrivere. Attraverso successivi perfezionamenti, tale dispositivo ha cominciato a "ragionare" per conto suo facendo calcoli inizialmente semplici. Ma nonostante nel mondo contemporaneo siano gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone a spadroneggiare in campo tecnologico, va detto che fu in realtà un'azienda italiana a destare gli apprezzamenti proprio degli americani: l'Olivetti.
Camillo Olivetti riuscì a riscattare la modesta impresa ereditata, fondandone una nuova nel 1904 a Milano e trasferendola a Ivrea nel 1908, riuscendo anche abilmente a diversificare la produzione, inizialmente di macchine da scrivere, poi anche di componenti aeronautiche durante la Prima Guerra Mondiale. Il figlio Adriano proseguì l'opera a partire dal 1933 al fianco del padre e dal 1938 come presidente unico.
Dopo gli apparecchi M1, primissima macchina da scrivere italiana, e la "divisumma" del 1948 già in grado di eseguire la divisione senza le lente sottrazioni successive
la Olivetti viene consacrata al successo con il Programma 101, presentato nel 1965, un calcolatore in grado di fare le quattro operazioni fondamentali e anche la radice quadrata. I programmi erano scritti su schede magnetiche, che potevano anche ampliare le funzioni della macchina stessa, per esempio anche al calcolo logaritmico. Il realizzatore fu Pier Giorgio Perotto.
Attualmente restano solo 8 esemplari di questa macchina funzionanti, tuttavia essa rappresenta un indizio nella storia della tecnologia dei calcolatori e dei robot: il passaggio dall'elettromeccanica all'elettronica pura. Camillo, infatti, era stato seguace di Ferraris, lo aveva accompagnato elle fabbriche di Edison in America, aveva quindi potuto vedere cosa permette di essere innovatori e non solo inventori, di iniziare a produrre macchine per costruire macchine, e ciò gli aveva dato la base per permettere poi al figlio di continuare la sua opera sempre più proiettata verso il futuro. 
In effetti al futuro l'Olivetti era sempre rivolta, difatti il suo motto tuttora, nonostante sia venuto meno il successo di un tempo è "Futuro si scrive con la O".

 

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